lunedì 26 luglio 2010

THE DROP MACHINE / QUIET IN THE CAVE - Split

Informazioni
Gruppo: The Drop Machine / Quiet In The Cave
Anno: 2010
Etichetta: Hypershape Records
Contatti: www.myspace.com/hypershaperecords
Autore: Advent

Tracklist
1. Solstice
2. Take it All
3. German Warehouse
4. 00:00 Light
5. Into the Deep
6. Breathe
7. Ionosfear
8. Stalker

DURATA: 55:04

Uscita minore, è questa la prima impressione. La copertina e il resto dell'artwork offrono sin da subito un primo giudizio grazie ad una visione molto suggestiva e onirica di figure complesse e dettagliate combinate tra di loro, viene però da pensare ad un lavoro molto stravagante. L'illusione viene smentita dalla prima traccia dello split tra The Drop Machine e Quiet In The Cave (due nomi un po' nascosti non trovate?) che vede iniziare i primi citati.

In "Solstice" la terra viene smossa dalla possente chitarra di Megalo Kayo B. per dare vita ad un intreccio melodico e graffiante, impiantato in solide basi che ha nella sua unica intercapedine un'aria tastabile e malleabile. Questo personaggio altri non è che Michele Basso, voce e chitarrista dei Viscera///, band tosta che fonde il grindcore più grezzo al post-metal più psichedelico. Il suo tocco è riconoscibile grazie alla definizione dei suoi riff marchiati da un riverbero prolungato che distende facilmente le membra, ed in questo split ogni cosa risuona rilassante. Abbandonate la voce rauca ascoltata nei Viscera/// e preparate le lenzuola. Le prime quattro tracce sono infatti delle piacevoli scorribande di chitarra accompagnate da un canonico duo batteria-basso che sta bene dietro al ritmo imposto dalla protagonista. Il riflettore è puntato su Mike e sulle sue lunghe incursioni strumentali, le parti sono assolutamente percepibili come scritte sotto un'intensa ed estatica ispirazione, durante un'improvvisazione riuscita alla luce di una bravura indiscutibile. Il fiotto di abilità proveniente dai giovanotti, soprattutto da uno, è impossibile da fermare o contenere, la psichedelia scorre e ti avvolge in una vertiginosa sperimentazione. Dopo le affollate invasioni di "German Warehouse", dopo che il tono si è fatto esoso e il cantante è stato quasi sempre muto arriva "00:00 Light": una fiaba cadenzata con una voce aggressiva ma non troppo incazzata che va dall'alternative/post-hardcore al sognante space rock/drone doom metal (si sentono i benefici di una profonda masterizzazione, complimenti per la produzione). Sentirete la maglietta appiccicata al petto per aver sudato acidi provenienti da un corpo esterno al vostro, prima parte heavy 'n' psych che promuove ottimamente questo piccolo ma portentoso act.

Finita l'ora The Drop Machine arriva quella Quiet In The Cave. "Into The Deep" è puro drone/doom al quale si aggiunge una contaminazione post-rock nella vena di Mogwai e dei più leggeri Isis, nudo, sei minuti di ascesa tra le nuvole per precipitare in un black metal cattivo e claustrofobico (Munholy, chitarrista dei Malfeitor, qua mostra denti e corde vocali), osserverete dissolversi l'oscurità davanti ai vostri occhi, in un intermezzo di onirico ambient una voce roboticamente distorta esalta un futuro musicale alla luce dell'avanguardia e della sperimentazione. In "Ionosfear" i Quiet In The Cave dimostrano di sapersi aggirare nei meandri del post-rock con grande dimestichezza, sfociando in un buono quanto oscuro dark rock in "Stalker", quest'ultima traccia è una imponente dichiarazione d'amore per il cinema. Vi sono al termine della canzone citazioni stupende dell'omonimo film di fantascienza del '79, roba di classe per dei ragazzi con una personalità marcata ed una musica piena di spunti che verranno evidenziati a dovere tra qualche tempo, ne siamo sicuri.

Se vi piace viaggiare e volete vivere intensamente anche un'ora del vostro pomeriggio stando sdraiati in casa dovete accanirvi sulla Hypershape Records per acquistare una copia dello split. Vi rilasserete in preda ad una nuova, allettante droga musicale. Ecco una citazione che conclude la release e descrive con accuratezza le varie fasi che la caratterizzano, da "Stalker" di Andrej Tarkovskij:
La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza.

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