lunedì 29 novembre 2010

ABORYM - Psychogrotesque


Informazioni
Gruppo: Aborym
Titolo: Psychogrotesque
Anno: 2010
Provenienza: Italia
Etichetta: Season Of Mist
Contatti: myspace.com/aborym666
Autore: Akh.

Tracklist
1. Psychogrotesque I
2. Psychogrotesque II
3. Psychogrotesque III
4. Psychogrotesque IV
5. Psychogrotesque V
6. Psychogrotesque VI
7. Psychogrotesque VII
8. Psychogrotesque VIII
9. Psychogrotesque IX
10. Psychogrotesque X

DURATA: 48:56

Gli Aborym tornano finalmente dopo quel capolavoro che è stato "Generator" con questo "Psychogrotesque", che sulla carta essendo un concept svolto in una suite si pone immediatamente su un livello artistico estremo e da seguire con attenzione.

Non sono mai stati il classico gruppo BM, quindi è inutile ascoltare le voci di corridoio che ci parlano di un ulteriore allontanamento da quei lidi e dal suo mainstream di ragazzini pentacolati; lavori come "Kali Yuga Bizarre", "Fire Walk With Us", "With No Human Intervention" e "Generator" si pongono da soli oltre tutto e tutti in quella landa suprema che è regno di pochi, dove risiede solamente l'Azione pioniera. Comprenderete quindi immediatamente come la mia attesa fosse carica di infinite aspettative.

Certo che attendere per poi ritrovarsi di fronte degli "scrausi" mp3 senza nessuna informazione né grafica (solamente a me il tizio raffigurato in copertina ricorda Satyr?) è assolutamente limitante per trattare un album ambizioso come questo, in più la divisione in tracce comporta le seguenti cose:
- primo, divide il concetto di suite e quindi non fa apprezzare l'evoluzione del pezzo, rendendo il tutto un "semplice" album classico diviso in singole canzoni;
- secondo, toglie proprio uno dei punti di forza del concetto di suite, ovvero l'essere un'opera unica in se stessa e quindi assorbita nel suo intero, così diviene un contesto più ammorbidito, di facile presa, anche maggiormente commerciale, poiché favorisce un utente ignorante (abusandone perfidamente), che si limita a scegliere la singola parte invece di calarsi all'interno dell'esperienza di "Psychogrotesque". Facendo un parallelo con un altro album storico quale "Crimson" degli Edge Of Sanity, quest'ultimo era la via da seguire.

Ok, addentriamoci nelle sale musicate e andiamo a visionare come una "mosca" i mendri di questo lavoro, dove la follia è indicata immediatamente come elemento di fastidio, negatività ed emarginazione sociale.

La produzione evidenzia chitarre compatte e secche, ma al contempo robuste e passionali, assistite da suoni di tastiera al confine con situazioni da club (l'altra passione musicale di Malfeitor Fabban), riferimento che sicuramente si percepirà in maniera manifesta in "Psychogrotesque III", "Psychogrotesque V" e in parte in "Psychogrotesque VIII"; quest'ultima è una hit da party a tutti gli effetti. Ci sono quindi tutte le possibilità che divengano futuri "singoli" in serate in cui donzelle "gotiche" e "raver" si prendono a braccetto per sudare le loro tossine dentro maglie sintetiche. La molteplicità di livelli di questo lavoro però spazia anche attraverso la surreale narrazione presa in prestito dal Conte di Lautréamont nella quarta parte, in cui la musica e la voce cruda esprimono al meglio la visionarietà e l'attacco che la follia nella sua "perfidia" sfodera verso il "Creatore" e "l'Uomo".

Si passa da chitarre schizofreniche, pur se le bordate a tutto regime non mancheranno, a sezioni di indiscussa atmosfera (di cui la settima parte è degna rappresentante), fino al solito prodigioso lavoro di batteria di Mister Faust, il tutto però riuscendo ad amalgamare soluzioni dotate di suoni freddi e cinici ad altri frenetici e "sudaticci", che rimandano indubbiamente ai labirinti della psiche, a labirinti quindi umani. A mio avviso infatti questo è il lavoro più umano fin qui realizzato da questo "Satana", nonostante l'influsso dell'elettronica sia forse il più massiccio e carico della discografia, basti sentire la chiusura della decima parte (la traccia fantasma) per percepirne l'importanza vitale in tutto questo contesto.

"Psychogrotesque" varia come gli umori altalenanti di uno schizofrenico, senza però raggiungere i vertici di "With No Human Intervention", quindi fieramente liberi, ma condizionati dalla stessa natura psichico-neurale, chiudendo un ideale cerchio all'interno comunque di una logica musicale; ne sono lampante dimostrazione i molti ospiti che si prodigano a rendere acido e al contempo umano questo concept (non casualmente è da menzionare pure la citazione presa da "Human Abstract" di William Blake), che forse si riavvicina proprio per questo a qualcosa che avvertii in "Kali Yuga Bizzarre", nonostante il contesto sia assolutamente e totalmente differente. La cosa affascinante comunque è l'idea che nasce: questa feroce critica all'Uomo, tramite la lente incrostata che è la "malattia", si tramuta in una alienazione marcescente di una visione indubbia di cio che è "dio" nella sua gnostica "creazione".

Se è vero che questo album si allontana da un certo movimento di ragazzini ultra "grim and true" che gironzolano fieri con le loro t-shirt dei Darkthrone, è anche vero che però si avvicina moltissimo ad alcune donzelle rivestite di lucido lattice... E se nonostante questa critica vi dicessi che acquisterò sicuramente questo album e che per lungo tempo girerà nel mio stereo, voi che rispondereste? Io affermerei che sono i misteri di una... Psiche Grottesca, tornando a ronzare per sale senza tempo.

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