lunedì 14 gennaio 2013

RUKKANOR - Ende

Informazioni
Gruppo: Rukkanor
Titolo: Ende
Anno: 2006
Provenienza: Polonia
Etichetta: War Office Propaganda
Contatti: non disponibili
Autore: Istrice

Tracklist
1. W.A.R.
2. Beware It's Coming
3. Hail, Rome Victorious!
4. Virus Dei
5. Fuggetlensig, Szabadsag!
6. It's Their War

DURATA: 29:44

Quasi per caso mi capita per le mani "Ende", EP dell'artista martial polacco Rukkanor, edito ormai una mezza dozzina d'anni fa dalla fu War Office Propaganda (di sua proprietà, oggi ribattezzata in Rage In Eden). Prodotto in sole 400, copie il disco è una raccolta di sei tracce di cui l'artista non voleva si perdesse memoria dopo esser state escluse per diverse ragioni dalle sue produzioni precedenti.
L'apertura è affidata a "W.A.R.", creata in origine per "Scontrum Act IV", split con Marching Runes e Ghosts Of Breslau, e risalente al settembre 2004 (il cd verrà poi dato alle stampe l'anno successivo).
Brano senza fronzoli dalle sonorità profondamente marziali, "W.A.R." assale l'ascoltatore con un attacco di percussioni estremamente incisivo, il ritmo cadenzato viene arricchito come al solito con echi industriali e dall'organo, in secondo piano, ma non per questo meno incisivo, che traccia una suggestiva melodia.
La guerra sta arrivando e suonano le sirene d'allarme. "Beware It's Coming", tratta dalla medesima sessione di registrazione, è invece un pezzo più inquietante e criptico, la sezione ritmica affidata ad un rullante fumoso che crea un'atmosfera d'attesa, attesa che però non vede risoluzione, straniante.
"Hail, Rome Victorious!" vede invece la luce un anno dopo, il titolo suggestivo suggerisce facilmente anche l'origine del brano, che viene plasmato la prima volta per lo split con Stahlwerk 9 e Cold Fusion intitolato "Triumvire".
Si tratta di un martial differente rispetto al precedente, come si nota fin dall'incipit, cupo, ma allo stesso tempo epico ed atmosferico. "Salute, Roma vittoriosa!" grida l'imperatore accompagnato dal boato della folla. La traccia si snoda poi in una sezione centrale più riflessiva, intrisa dalle onnipresenti campionature vocali che recitano la loro litania incomprensibile (e forse è meglio così), e un finale dal respiro più ampio e dall'orchestrazione più ricca e magniloquente.
Cambio totale di sonorità, si passa a "Virus Dei", live recording risalente al giugno 2006 creato in collaborazione con Insuffer, progetto dark ambient dell'artista polacco Marcin Batchtiak (a.k.a. Cold Fusion, i due lavorano a stretto contatto, vedasi recensione del progetto Across The Rubicon).
Il brano vive di due momenti, i movimenti psichedelici del lungo incipit lasciano il passo all'oscurità totale, le percussioni arrivano dall'oltretomba, le frequenze sono disturbanti e martellanti sequenze industrial aggrediscono l'orecchio.
Il finale, summa del brano, vede l'interessante coesistenza dei due momenti precedenti. Doppio carpiato e ci rituffiamo tra le macerie della guerra, l'accoppiata finale risale alle sessioni di registrazione di "Despartica", doppio album del 2006, e ci riporta all'ascolto di un Rukkanor più vicino al sound per cui è noto.
"Fuggetlensig, Szabadsag!" (ovverossia "Libertà, Indipendenza!") è un brano belligerante e cadenzato, dedicato ai combattenti ungheresi morti durante le insurrezioni contro il governo sovietico nell'autunno dell'anno 1956, moti rivoluzionari finiti in strage, con la sconfitta dei rivoltosi.
Ci stiamo ancora aggirando impotenti fra le macerie di una nazione che vide negli anni successivi l'esodo verso occidente di oltre 250.000 persone quando parte la conclusiva "It's Their War". Tra le rovine troviamo una bambina alle prese con una conta, la voce infantile ed i cinguettii di sottofondo rendono la simbologia evidente, l'innocenza contrapposta alla guerra.
Il finale capovolge la situazione, e la conta si trasforma in un conto alla rovescia, l'accento spiccatamente americano, tre, due, uno, zero, esplosione, "These are the States, to make a world in which all God's children can live". Non credo servano spiegazioni.
Nel complesso "Ende" non aggiunge nulla di nuovo o rivoluzionario a quanto Rukkanor aveva già prodotto, ma nonostante questo ne consiglio caldamente l'ascolto, il livello delle composizioni è sempre molto alto, e se per un ascoltatore abituale è l'amor di completismo che spinge verso un EP di questo tipo, per i neofiti può essere un buon inizio, dato che in sole sei tracce riesce a mostrare diversi volti dell'artista.

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